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1 Giugno 2019

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A caccia di buchi neri

La prima tappa 2019 di Focus Live si è aperta a Genova con il colloquio tra l’astronauta Umberto Guidoni e Elisabetta Liuzzo, ricercatrice presso l’Istituto di Radioastronomia dell’Inaf di Bologna e una dei protagonisti della foto del secolo: l’immagine di un buco nero.

Ebbene, la prima notizia è che Umberto Guidoni è un animale da palco: spigliato, competente, simpatico ha introdotto il pubblico ai buchi neri, corpi celesti più misteriosi dell’universo, talmente estremi che fino a una ventina di anni fa in molti pensavano che non potessero esistere davvero. E invece oggi siamo arrivati a fotografarli. Grazie a centinaia di ricercatori di tutto il mondo tra cui Elisabetta Liuzzo.

La seconda notizia è che gli sforzi dei ricercatori non si fermano dopo aver scattato la prima immagine. Nei prossimi 10 anni probabilmente non riusciremo ad avere delle osservazioni che ci permettano di avere una teoria del tutto in grado di spiegare interamente e di riunire in un unico quadro tutti i fenomeni fisici conosciuti. Però l’affinamento e il potenziamento delle tecnologie ci consentirà di raggiungere una notevole precisione nelle osservazioni dell’orizzonte degli eventi.

Liuzzo ha spiegato come funzionano le radioantenne del network di EHT che hanno fotografato il buco nero M87. Gran parte del lavoro dei ricercatori è stato assicurarsi che l’immagine ottenuta fosse “reale” e rappresentasse ciò che c’è al centro di M87: che non fosse, cioè, “guidata dalle aspettative” degli scienziati.

In particolare ha raccontato perché non hanno fotografato il “nostro” buco nero, Sagittarius A*, che si trova al centro della nostra galassia. Il lavoro si è orientato maggiormente su M87 perché è più semplice da studiare: è vero che si trova circa duemila volte più lontano del buco nero della nostra galassia, ma è anche duemila volte più massivo, ossia ha una massa 2.000 volte superiore di quella di Sagittarius A* – e, perciò, ci appare più o meno della stessa grandezza. Ma con M87 abbiamo un vantaggio importante: si evitano i disturbi che si avrebbero invece dal materiale interstellare che si estende dalla Terra al buco nero della nostra galassia. Probabilmente avremo presto anche un’immagine di Sagittarius A*, ma è difficile che si possano assemblare i dati per arrivare a un risultato come quello che abbiamo visto.