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25 Novembre 2019

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Il caos e la necessità quanto è difficile prevedere – Con Susanna Corti

Se cerchiamo sul dizionario (o su internet) il significato della parola “caos” troviamo una definizione del tipo: “Grande disordine, confusione, di cose o anche d’idee e di sentimenti”. Sinonimi di caos sono: baraonda, marasma, scompiglio, Babele, finanche anarchia. Antonimo di “caos” è ovviamente “ordine”.  “Necessità” è un sostantivo derivato dall’aggettivo “necessario“ che qualifica ciò che non può essere altrimenti da com’è, in altre parole ciò da cui non è possibile sottrarsi o recedere.

Le leggi della natura rappresentano un bellissimo esempio di “necessità”.  Si è sempre pensato che la corretta comprensione, formalizzazione e applicazione di tali leggi conducessero a una visione inevitabilmente ordinata e deterministica della realtà. Una realtà quindi totalmente predeterminata da una necessità superiore che se conosciuta, interpretata e risolta avrebbe permesso di predire l’evoluzione nella vita di una nuvola (e forse chissà di una persona) tanto bene quanto quella della lancetta di un orologio.

Perché proprio nuvole e orologi? Le nuvole sono un tipico esempio di sistema fisico altamente irregolare, disordinato e più o meno impredicibile, mentre gli orologi rappresentano tutti quei sistemi fisici che sono al contrario regolari, ordinati e altamente predicibili nel loro comportamento. Questa visione del mondo, il cosiddetto determinismo “à la Laplace“ ha permeato gran parte del pensiero filosofico-scientifico durante la rivoluzione industriale fino agli inizi del XX secolo sostenendo la tesi secondo cui tutte le nuvole sono orologi; ovvero la differenza fra nuvole e orologi non si basa sulla loro natura intrinseca, ma sulla nostra ignoranza. Se sapessimo delle nuvole tanto quanto sappiamo degli orologi, le nuvole sarebbero tanto predicibili quanto gli orologi.

Le nuvole sono davvero come gli orologi? E le leggi della natura –ovvero la Necessità – vanno sempre a braccetto con l’ordine o qualche volta si intrecciano indissolubilmente con ciò che comunemente chiamiamo “caos”? Ha provato a spiegarcelo Susanna Corti, primo ricercatore all’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima del CNR.