NEWS

TUTTE LE NEWS

19 Ottobre 2019

Condividi:

Il cervello ha fatto il suo tempo?

C’è un tempo per tutto. Anche per il cervello. Sfilano sul palco del Focus Live gli scienziati che studiano ogni giorno le sfumature dell’organo che ci consente di parlare, di muoverci, di guardare.
“Le capacità di apprendimento del cervello differiscono in base al periodo in cui noi siamo esposti a certi stimoli”, spiega subito Yuri Bozzi, professore ordinario di Fisiologia, Centro Mente/Cervello dell’Università di Trento. Quando siamo bambini impariamo qualunque cosa velocemente: “il nostro cervello è plastico – chiarisce Bozzi – cioè si modifica. E’ chiaro che se questo accade in presenza di una lesione visiva questo si ripercuoterà sull’apprendimento anche in età adulta. Se nei primi 20 anni il cervello ha delle deprivazioni sensoriali o ambientali i danni spesso sono irrecuperabili”.
Poche frazioni di secondi sono quelle che trascorrono, invece, per i nostri gesti quotidiani. L’informazione arriva in ritardo nel momento in cui la vista inquadra un oggetto da prendere, “ebbene il nostro cervello anticipa il movimento: è per questo che i bambini imparano muovendosi”, interviene Simona Monaco, ricercatrice post-dottorato presso il Centro Interdipartimentale Mente/Cervello – CIMeC.
La realtà fisica non è la realtà che percepiamo: tra tempo percepito e tempo fisico ci sono delle discrepanze. “Io sto parlando e voi vedete le mie labbra che si muovono e sentite le mie parole, ma queste due informazioni non arrivano al cervello allo stesso momento – afferma Massimiliano Zampini, professore ordinario del Centro Interdipartimentale Mente/Cervello – CIMeC Università di Trento – Come mai allora noi percepiamo una sincronia? Un’ipotesi è quella del concetto finestra di integrazione multisensoriale: ecco, non tutti hanno la stessa finestra temporale. Non solo. Nella stessa persona varia in base agli stimoli che riceve”.
Giona Haxhiarj, membro del Comitato Nazionale delle Persone Sordocieche, dal palco racconta la sua storia: “sono diventata sorda e non vedente per una sindrome. Sono riuscita ad affrontarlo attraverso l’applicazione dell’impianto nucleare che permette di riacquisire le capacità uditive della persona. Io ci ho messo 18 mesi. E’ un percorso riabilitativo complesso. Per me il senso del tempo è molto personale”.
E la Lega del Filo d’Oro è da sempre al fianco delle persone con disabilità psico sensoriali. “Nei nostri centri aiutiamo tutta la famiglia – spiega Patrizia Ceccarani, Pedagogista, Psicologa e Psicoterapeuta – Il tempo è importante, perché prima si interviene meglio è”. Sono molte le tecniche usate per la riabilitazione fin dalla prima infanzia: orologi, calendari stampati su tessuti diversi per aiutare la comprensione dello scorrere delle ore. Un lavoro lungo, difficile, impegnativo che la Lega del Filo d’Oro fa da più di 50 anni. Con successo.