Il tempo fa paura. Ma un po’ di storia aiuta. Telmo Pievani parte dall’inizio per raccontarci “Il tempo dell’evoluzione”, l’evento finale della tappa trentina di Focus Live, che, di fatto, racchiude il ciclo dei temi trattati nei tre giorni del Festival.
“Noi non saremmo qui a parlare se non ci fossero le catastrofi naturali ed è triste che proprio noi siamo responsabili di una nuova catastrofe”, quella dei cambiamenti climatici, dice Pievani.
Secondo alcuni studiosi l’evoluzione segue sempre la stessa traiettoria, altri ritengono, invece, che se rifacessimo il film della vita cento volte ci sarebbero cento sceneggiature diverse: “nel tempo profondo dell’evoluzione anche le regole del gioco cambiano perché i fattori che inducono l’evoluzione sono figli di quello che è successo precedentemente. E sta succedendo anche adesso. Che cos’è il cambiamento climatico se non un processo evolutivo in cui una sola specie deve adattarsi a un cambiamento da lei stessa provocato?”.
Si può trattare il tempo profondo in modo scientifico? Secondo Pievani sì, perché si possono usare la regolarità degli eventi storici come dati certi pur con le diverse contingenze.
Il clima, le migrazioni, hanno contribuito alla nostra evoluzione. “Pensavamo che il genoma sapiens fosse puro e invece nel nostro dna sono presenti anche piccoli contributi di altre specie umane”. In futuro cosa ci accadrà? Di certo, i due gradi in più di temperatura che avremo sul pianeta nel 2050 modificheranno radicalamente il nostro ambiente e “l’evoluzione dell’uomo sarà sempre più mediata dalla tecnologia e dalla cultura. Dovremmo cercare di farlo nel modo più eticamente possibile”.