L’Italia è il fanalino di coda dell’Europa, anzi quanto ad età media della popolazione battiamo tutti i record: siamo vecchi, non facciamo figli e abbiamo pochi immigrati (al contrario di quello che comunemente si pensa).
Una prospettiva amara con effetti anche sull’economia, come ha sottolineato Massimo Livi Bacci, professore emerito di Demografia all’Università di Firenze, partecipando al dibattito “Troppi, troppo pochi o troppo vecchi?”: “la forte diminuzione della popolazione attiva nei prossimi anni inciderà sul prodotto interno lordo provocando un rallentamento della crescita della produttività e del tasso di innovazione”.
Un deciso freno allo sviluppo, ma non solo: se nel 2000 gli ottantenni erano 2 milioni e mezzo, le stime prevedono che nel 2040 raddoppieranno. E quindi “sarà indispensabile – aggiunge Livi Bacci – studiare una politica sanitaria che porti a una maggiore efficienza, senza contare che con l’invecchiamento della popolazione ci sarà un grande problema previdenziale. L’unica soluzione sarà posticipare l’età pensionabile e, al contempo, anticipare l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani”. Altrimenti il sistema collasserà.
E non basterà nemmeno riaprire le porte all’immigrazione: “oggi in Italia il 50% degli immigrati vive al di sotto della soglia di povertà – chiarisce Laura Zanfrini, docente alla facoltà di Scienze politiche e sociali all’Università Cattolica del Sacro Cuore – Di sicuro l’impatto della popolazione anziana sulla società comporta una seria innovazione sociale: bisogna incentivare le nascite, ma non è cosa facile non solo per una questione economica, ma anche per una crisi genitoriale di carattere culturale, perché non c’è più proiezione verso il futuro, non c’è fiducia”.
Quel che è certo, rilancia Livi Bacci, è che “occorre prevedere un piano per gli anziani che riguardi l’assistenza, la domotica, la mobilità”.
Ed è proprio in quest’ottica che si sta sviluppando un sistema di telemedicina nel nostro paese. “E’ una grossa sfida – dice Maria Romano, biologa e direttore di ricerca e marketing di Telbios – Noi mettiamo insieme telecomunicazione e informatica per fornire servizi sanitari a distanza”. Un sistema, quello di RpVita di ab medica, che riguarda sia la messa in rete degli ospedali per intervenire tempestivamente sul paziente nei casi di emergenza (“e questo può fare la differenza tra la vita e la morte”) che la cura dei pazienti dopo le dimissioni dall’ospedale o la consulenza a distanza di specialisti nelle varie branche della medicina. “E i pazienti non hanno la minima remora ad utilizzare questi servizi, perché capiscono subito i vantaggi che possono avere”.
La tecnologia medica sta diventando indispensabile anche in sala operatoria. Il chirurgo Stefano Scabini usa il sistema robotico Da Vinci all’Ospedale Policlinico San Martino: “si tratta di un progetto regionale – precisa – perché sono macchinari che costano milioni di euro”. I vantaggi di una chirurgia gentile sono ancora più evidenti nei pazienti anziani, aggiunge: “ci si può alzare dal letto molto più in fretta, tornando alla vita normale velocemente, senza contare la precisione del gesto chirurgico. Abbiamo realizzato 220 interventi di chirurgia in un anno”. E nel futuro? “Io vedo una sistema robotico flessibile, magari specializzato su singoli settori della chirurgia, sogno sistemi più smart e più diffusi”.
L’intervista a Maria Romano, Direttore di R&S e marketing di Telbios
Intervista a Stefano Scabini, chirurgo robotico