La chirurgia mininvasiva è una delle espressioni massime della chirurgia robotica. Abbiamo parlato del robot applicato alla chirurgia con la dottoressa Liliana Mereu, dirigente medico presso il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento. La dottoressa ha eseguito più di 2000 interventi con l’utilizzo del robot per curare patologie femminili: tumori dell’utero, linfonodi, endometriosi. Ma il robot si utilizza anche in altri ambiti: chirurgia generale, urologia maschile, trapianti, chirurgia toracica.
Una delle tecnologie più evolute al mondo in ambito robotico è quella del Da Vinci, lo strumento di ABmedica che in Italia è diffuso in ben 116 ospedali. Nel mondo se ne usano 5000, l’Europa è il secondo mercato dopo gli Stati Uniti.
Operare col robot vuol dire per un chirurgo manovrare gli strumenti da una console. La console è collegata al letto operatorio dove un altro chirurgo e un infermiere assistono nel cambio eventuale dello strumento. Un altro apparato contiene il monitor dove è visibile l’intera attività che si sta svolgendo.
Per il paziente l’intervento col robot ha vantaggi dal punto di vista del recupero (più breve), delle perdite ematiche durante l’intervento (inferiori), del dolore (ridotto).
La nuova frontiera della chirurgia robotica vedrà interventi chirurgici attraverso un singolo accesso: l’ombelico, da cui si inserirà sia la telecamera sia lo strumento per operare.