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19 Ottobre 2019

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L’Intelligenza artificiale arriva da lontano

Il rapporto dell’uomo con l’Intelligenza artificiale parte da lontano, ce la portiamo dietro dall’antica Grecia. Talis, figlio di Giove, era il gigante di bronzo a difesa di Creta. “Fin dai tempi antichi subiamo questo tipo di suggestioni” esordisce Walter Aglietti, direttore Laboratorio Software Ibm Italia, davanti a un pubblico rapito agli speaker corner del Focus Live.
Aglietti per spiegare che cos’è e a cosa serve l’intelligenza artificiale fa una lunga, affascinante, carrellata sulle innovazioni che hanno inciso sulla nostra vita. Nel Settecento, per esempio, quando la meccanica comincia ad affacciarsi sul mercato viene fabbricato il Turco, un automa, azionato da umani, che sfidava i giocatori di scacchi. Durante la rivoluzione industriale, invece, nasce il telaio con le tessere perforate per lavorare le stoffe. Ma il salto vero si ha con il matematico Alan Turing che realizza la macchina per decriptare i messaggi che i nazisti nascondevano nel codice Enigma. Negli anni ’50 spuntano i primi robot e dieci anni più tardi con “2001, odissea nello spazio” arriva Hal 9000 il computer di bordo pronto a sterminare tutto l’equipaggio della nave spaziale Discovery.
Oggi l’intelligenza artificiale viene usata solo su domini ristretti in molti settori come quello sanitario o agricolo, mentre i cellulari fanno le foto e rispondono a qualche domanda. In futuro, invece, telefonini, frigoriferi o lavatrici che si riparano da soli saranno solo la parte terminale di un sistema complesso di Smart City e di interconnessione dei dati. “Attualmente si sta lavorando sulla realtà virtuale, per rendere la nostra vita sempre più semplice” e sui robot di domani che diventeranno parte della quotidianità di tutti noi.