NEWS

TUTTE LE NEWS

1 Giugno 2019

Condividi:

L’intelligenza artificiale alleata della sostenibilità

L’intelligenza artificiale può aiutarci a salvare l’ambiente? Gli ospiti del Focus Live non hanno dubbi: sì. Tuttavia si rendono necessarie regole condivise per scongiurare eventuali usi impropri dell’innovazione tecnologica che nell’ultimo decennio ha avuto una accelerazione e un grande sviluppo.

“Ormai diamo per scontata l’intelligenza artificiale – afferma Lorenzo Rosasco, professore associato del dipartimento di informatica, bioingegneria, robotica e ingegneria dei sistemi dell’Università di Genova – ma la strada è stata lunga e complessa”. E oggi siamo arrivati a un bivio: “il pericolo è che possa essere usata in maniera sbagliata”.

Del resto, si tratta di uno strumento potentissimo, utile e risolutivo in ambiti diversi. Alessandro Curioni, vice president of Europe and director of the Ibm Research lab di Zurigo, invita a “demistificare l’intelligenza artificiale” e a guardare alle sue capacità anche a vantaggio della sostenibilità. “L’elaborazione dei dati può essere applicata al campo della nutrizione, per esempio, visto che la popolazione del mondo crescerà in maniera esponenziale mentre la produzione di cibo diminuirà. Attraverso i dati che ci vengono forniti dai satelliti, dai sensori si possono sviluppare dei sistemi di intelligenza artificiale che ci permettono di indicare quali campo vanno irrigati e con quale quantità di acqua, su quali coltivazioni puntare, che trattamenti utilizzare”. Tutto questo rende il sistema efficiente e con una quantità minima di scarto. “Altrettanto si può fare sul fronte della distribuzione degli alimenti per azzerare le perdite o sugli imballaggi: se non facciamo nulla da qui al 2050 avremo più plastica in mare che pesci”.

Dunque, l’intelligenza artificiale può contribuire a rendere l’aria più pulita, a monitorare i cambiamenti climatici,i a tutelare la biodiversità e la salute del mare. Ma quali sono i rischi?

Per Andrea Renda, direttore dell’area Governance globale, Regolazione, Innovazione ed economia digitale al Collegio europeo di Bruges, “il tema è molto delicato perché non sappiamo bene che direzione prenderà l’intelligenza artificiale che invece abbiamo l’ambizione di mantenere sotto controllo. Servono regole etiche condivise. Ci vuole la volontà politica, però. Il rischio è che l’Europa si trovi stretta nella competizione tra gli Stati Uniti e la Cina. E’ il momento di svolgere noi un ruolo intelligente a supporto dell’innovazione tecnologica”.

Ibm, conclude Curioni, si è data delle regole “ma sono i governi a dover fare altrettanto affinché l’intelligenza artificiale venga usata con fini positivi”.

 

L’intervista ad Alessandro Curioni