«Sono molto diverse da noi, ma hanno una forma di vita più efficiente, sono modelli insostituibili per l’uomo che oggi deve affrontare le grandi sfide ambientali». Parola di Stefano Mancuso, esperto di neurobiologia vegetale, tra le massime autorità mondiali che studiano le straordinarie capacità delle piante, “creature intelligenti e sensibili”. Domenica 2 giugno tornerà al Focus Live, che la scorsa edizione lo ha visto protagonista di una lectio magistralis, applauditissima, sulle abilità del mondo vegetale.
Professore, quest’anno con che cosa ci sorprenderà?
Nel mio ultimo libro, La Nazione delle Piante, ho immaginato la nascita di una Costituzione del mondo vegetale: otto articoli scritti dalle piante ma pensati per la sopravvivenza del pianeta. Ecco, a Focus Live spiegherò come le piante, oltre a permetterci di vivere, possano venire in nostro soccorso indicando le regole da seguire per assicurarci un futuro migliore. L’uomo ha bisogno di un ecosistema integro, è una follia pensare che possa affrancarsi dalla natura. Non ne possiamo fare a meno.
“La Nazione delle piante” è anche il titolo della mostra, che ha curato, in corso alla Triennale di Milano.
La mostra racconta come sono fatte le piante, in che cosa sono diverse da noi, che tipo di organizzazione hanno. Un percorso lungo il quale si fa la conoscenza di un mondo diverso, che ci può insegnare molto.
Che cosa possiamo imparare da loro?
Tanto, ma a patto che le si guardi con occhi diversi. La nostra specie è sul pianeta da 300mila anni e in pochi secoli abbiamo combinato dei disastri. Le piante hanno superato eventi catastrofici, stravolgimenti ambientali e possono vivere senza di noi. Impossibile il contrario. La nostra vita dipende da loro. E sono esseri viventi in grado di suggerirci soluzioni intelligenti per la nostra vita.
Perché l’uomo non ha mai preso in seria considerazione il mondo vegetale?
Perché non rappresentava un pericolo e ci siamo concentrati su chi poteva mettere a rischio la nostra specie. È stato utile. Oggi, però, è un grande svantaggio.
Come immagina di vivere, allora, nel 2029?
Sogno città piene di piante, non più luoghi distanti da esse, ma integrati. Anzi, ricoperti di natura, come racconterò a Genova.
Chiara Raiola