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18 Ottobre 2019

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Ultimissime dallo spazio, gli scienziati: “siamo all’alba di una nuova astronomia”

Supernovae, onde gravitazionali, neutrini, fonti luminose. Benvenuti nell’Universo. Focus Live a Trento comincia così, con la fisica e le ultime scoperte che l’hanno resa una delle scienze protagoniste del XXI secolo.
Dopo i saluti di rito di Michele Lazinger, direttore del Muse, il Museo della scienza che ospita il Festival, e del direttore di Focus, Raffaele Leone, la parola passa agli scienziati da sempre in prima linea sul fronte della ricerca: Pia Astone, primo ricercatore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e Giovanni Prodi, professore associato del dipartimento di fisica dell’Università di Trento, danno conto degli ultimi studi svolti in una collaborazione internazionale che ha portato, nel settembre 2015, all’individuazione delle onde gravitazionali fino a quel momento solo predette da Albert Einstein.
Il titolo del talk di apertura, “Ultimissime dallo spazio”, la dice lunga: i relatori raccontano di una scia di sorprese come quella di una popolazione di buchi neri, altrimenti invisibili, e del primo segnale di una collisione di stelle di neutroni. “Andare in profondità nella natura dello spazio, questo è l’obiettivo”, sottolinea Prodi. “Siamo all’alba di una nuova astronomia, l’astronomia multi messaggera”, incalza Pia Astoni, “c’è ancora tutta una serie di segnali che stanno scuotendo la terra e che noi stiamo cercando di individuare”.
Sono 60 i gruppi di lavoro e più di tremila i ricercatori in tutto il mondo in una sorta di caccia al tesoro per capire cosa c’è dietro alla fonte luminosa individuata in seguito alle collisioni di neutroni.
“Noi viviamo in un mondo di onde gravitazionali, non riusciamo a vederle singolarmente – avverte Giovanni Prodi – ma i nostri rilevatori le percepiscono nel loro complesso”.
Grazie all’innovazione tecnologica gli strumenti per studiare i fenomeni nell’universo, nel tempo, si sono evoluti: dai primi rilevatori si è passati alle barre criogeniche fino agli interferometri come Virgo, a Cascina, che ha permesso di rilevare le onde gravitazionali. Ma in futuro saranno migliorati ulteriormente. In progetto si sono quelli da posizionare sottoterra con bracci di decine di chilometri o forse di più. E, poi, Lisa, una costellazione di satelliti, che orbiterà intorno al sole ed entrerà in funzione nel 2030-2035. E ancora nuovi telescopi, rilevatori sotto il mare, satelliti più sensibili, rilevatori di raggi cosmici basati sulla Terra.
Ma di cosa è fatto l’universo? “Non lo sappiamo, la nostra conoscenza è limitata – dicono i due scienziati – Forse i buchi neri possono essere un laboratorio per il futuro. Ma c’è ancora tanto lavoro da fare”.