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2 Giugno 2019

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“Waterwold” non è poi così lontano

Numeri impressionanti, immagini sconvolgenti. Sullo schermo del Focus Live scorre il filmato del 4 novembre 1966, la grande mareggiata di Venezia, la devastazione della città. Oggi potrebbe succedere di peggio? E dove? Gli esperti, l’architetto Amerigo Restucci, il ricercatore dell’Enea Fabrizio Antonioli e Fabrizio Parlotto, Senior Partner at MIC, lasciano pochi dubbi: se non si interverrà con opere di prevenzione del territorio il mare ci sommergerà.
Le aree a rischio nel nostro paese sono 40, la zona che corre più pericoli è quella che va da Trieste a Verona. Di certo c’è che il livello del mare è destinato a salire, i ghiacciai si stanno sciogliendo e alcuni movimenti della terra, come la subsidenza, contribuiscono a rendere la situazione incerta.
Negli ultimi 100 anni il mare è cresciuto di 18 centimetri e mezzo a livello globale, nel mediterraneo un po’ meno 13 centimetri e mezzo, ma a Venezia si è sollevato del doppio proprio per l’effetto della subsidenza.
Il futuro, dunque, è tracciato. Ma il tempo per realizzare delle opere di salvaguardia e immaginare delle città sull’acqua, molto futuribili, è adesso: “dobbiamo muoverci e fare investimenti per la tutela del territorio come hanno fatto gli olandesi anche immaginando progetti di costruzioni avveniristici”.